GABRIELE MANCA


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INTERVISTE

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ASCOLTO DELLA BUONANOTTE

Fabio Cifariello Ciardi, Radio3suite,
25 agosto 2024

IL LUOGO DELL'INCENDIO: IN DIALOGO CON GABRIELE MANCA

Giuseppe Minnuti, Pierpaolo Dinapoli, Obiettivo contemporaneo, 10 settembre 2024

 

«Luogo dell’incendio è una commissione della Biennale Musica. L’interprete e dedicataria è Elena Casoli. Gli altri dedicatari sono il popolo Selk’nam e Lola Kiepja, ultima testimone di questa cultura antichissima. Questo è il testo che ho voluto riportare sulla partitura:

Degli indiani selk’nam, altrimenti noti come “ona”, non è rimasto che qualche canto sciamanico. L’ultima testimone, una sciamana appunto, è morta novantenne negli anni sessanta nell’estremo sud argentino dopo aver lasciato al registratore della studiosa americana Anne Chapman alcuni dei canti appresi in gioventù.

Il “rogo” violento della civiltà nomade della Terra del Fuoco, di cui la vecchia sciamana manteneva caparbiamente la memoria, fu rapidissimo, causato in pochissimi anni dai cacciatori europei di uomini, reclutati dai latifondisti per “bonificare” il territorio.

Il “Luogo dell’incendio” è il luogo sterile nel quale rimane solo l’eco di un orrore veloce e definitivo». LEGGI DI PIU'

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ASCOLTO DELLA BUONANOTTE: OFFESE FANTASTICHE

Oreste Bossini, radio3suite, 

19 luglio 2024

GABRIELE MANCA: «VORREI CHE L'ASCOLTATORE SI ARRENDESSE ALLA MUSICA»

Patrizia Pertuso, 

Metro, 

27 marzo 2024  

«Quello che conta è l’esperienza di ascolto, un’esperienza circoscritta al momento in cui le cose accadono: se guardo un quadro posso vederlo per quanto tempo voglio e da diverse direzioni; se leggo una poesia posso farlo anche 500 volte. Un pezzo di musica, invece, inizia e finisce. Si può riascoltarlo, ma ha sempre la stessa delimitazione retorica legata alla durata, lo stesso inizio e la stessa fine. Non credo che la musica abbia un senso, un significato; credo piuttosto che sia un’esperienza dei sensi, un’esperienza delcorpo».LEGGI DI PIU' 

GLI "ANGOLI" NASCOSTI DELLA FISARMONICA

Sergio Macedone, Strumenti&Musica, 31 gennaio 2023

«Tutto quello che mi colpisce non può non entrare in ciò che faccio e in ciò che scrivo. Sicuramente le letture ci colpiscono a volte inesorabilmente e a volte ci segnano nel profondo. Ma questo vale un po’ per tutto, come dicevo. Le esperienze di viaggio, che vorrei fosse la mia attività principale, le esperienze visive, le arti plastiche, figurative in genere, le culture lontane, tutto questo deve far parte del tessuto di chi ha l’ambizione di scrivere e rubare un po’ di tempo a un pubblico. I riferimenti sono tanti, alcuni li citi, ma non vorrei dimenticare Luis de Gongora, le incisioni di Max Klinger, gli scritti di Oliver Sacks, il teatro di Oscar Schlemmer, Maria Maddalena de’Pazzi, Robert Walser, Rachid Boudjedra, Antonin Artaud, Mark Rothko…ma mi fermo qui».LEGGI DI PIU'

UN RITO IN MUSICA PER I MIGRANTI

Patrizia Pertuso, Metro, 

13 maggio 2018


«Mi avevano chiesto di comporre qualcosa sull’integrazione. Ma io questa integrazione non la vedo. C’è spaesamento, diffidenza e rifiuto. Gli immigrati si ritrovano in una cultura sconosciuta e l’unica cosa che incontrano è la lontananza. L’ho tradotta in 13 minuti in cui si susseguono diverse immagini sonore: dalla parte rituale a quella liturgica fino ad arrivare al disagio fisico. Il tutto con bravissimi musicisti e un coro formato da volontari». LEGGI DI PIU'


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